Yurt Paradise

Posted in Comunità intenzionali ed ecovillaggi

 

Aggiornamento a cura di Simona Camporesi

“Un villaggio su un monte da cui si potesse scorgere il mare e che potesse divenire luogo di guarigione in armonia con la Terra”. Quel villaggio Alessandro Ervi lo aveva visto una notte dopo una meditazione. Allora si era messo in viaggio esplorando diversi luoghi per trovare quello adatto, che avesse l’energia giusta per realizzare il suo progetto.

«Dopo due anni di deludenti ricerche, un’amica m’invita a un cerchio di meditazione a Montefreddo di Tredozio, nelle colline del forlivese. Vado e sul posto sento aria di casa. Spensierato e distaccato dall’idea del progetto, così come sempre bisognerebbe accostarsi alla vita per riceverne i doni, durante il pranzo, chiaccherando con Rossana, la proprietaria terriera, imparo da lei che ha in mente un grande progetto, anche il suo sognato durante un viaggio in Africa. “Isola del Lupo“… il nome mi piace! L’isola rappresenta una realtà separata, spesso paradisiaca e il Lupo nelle tradizioni native è simbolo del Maestro Interiore… perfetto direi! Iniziamo a parlare nei dettagli ed emerge che vuole realizzare un agriturismo, una fattoria didattica, una riserva naturale e un ecovillaggio… Rimango piacevolmente stupito, chiedo dettagli e lei mi consegna le carte del progetto già approvato da regione, comune e comunità montana (dentro di me penso: “Tutta burocrazia già fatta!… wow!”). Leggendo dell’ecovillaggio mi ritrovo nella descrizione delle attività che si sarebbero svolte, così come le aveva sentite Rossana nello scriverlo. Taiji, Cristalloterapia e Kinesiologia…le discipline che io praticavo da tanto! Com’era possibile che ci fossero scritte proprio quelle e non altre? Glielo chiedo e lei mi risponde che sentiva che chi fosse arrivato ad aiutarla nel progetto avrebbe praticato tali discipline! Il resto ve lo lascio intuire…»

Questo avveniva nel 2014 e da allora le cose sono andate avanti. Alessandro ha coinvolto altre persone, tutti terapisti come lui, e insieme hanno cominciato a trasformare quello che era un sogno individuale in un sogno collettivo.

Quella di Montefreddo di Tredozio è una delle tante zone di grande interesse ambientale del nostro Paese che si è andata progressivamente a spopolare nel corso degli anni e che viene indicata nel Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Tredozio come “area da riqualificare”.

Il progetto è quello di dare vita a un laboratorio di ricerca e sperimentazione verso stili di vita alternativi ai modelli socio-economici più diffusi, attraverso la creazione di una comunità ampia tesa all’autosufficienza e allo sviluppo globale dell’individuo come parte di una comunità. Molto più, quindi, di un semplice ecovillaggio; una filosofia esistenziale ben precisa, incentrata sulla ricerca di una vita migliore, più consapevole e in armonia con le leggi della natura, al fine di creare un’alternativa al modo di vivere odierno che possa essere tramandato alle generazioni future.  Ma lasciamo raccontare cos’è Yurt Paradise direttamente ad Alessandro:

«Questo progetto nasce dalla maturazione in ciascuno di noi che le antiche culture native della Terra ci insegnano come riuscire a giungere all’equilibrio personale, all’interno di un gruppo, con l’ambiente che lo circonda. Allo stesso tempo la consapevolezza del periodo storico e dell’evoluzione in cui tutti noi siamo cresciuti ha prodotto l’esigenza di realizzare un progetto che fosse la fusione del vecchio con il nuovo.

Questo eterno cammino dell’uomo è reso simbolicamente evidente nella scelta della yurta come luogo in cui fare esperienza. La tipica abitazione del popolo nomade della Mongolia rappresenta il costante smontare e rimontare ogni aspetto di noi, per ritrovare noi stessi, maturati e con occhi sempre nuovi, in una realtà circolare, come la sua struttura, che si erige a cupola verso il Cielo, pur poggiata sulla Terra, che ne diviene il pavimento, ben inserita così nel contesto naturale, da cui trae il materiale con cui è fatta. In essa spicca l’essenzialità a cui tendiamo, la mancanza di spreco e l’eco-compatibilità come scelta sociale».

Le yurte, attualmente 6, sono “private”, una per ogni gruppo famigliare, che paga una quota societaria per averla in comodato d’uso. A queste si aggiunge la yurta centrale, più grande delle altre (40 mq in cui possono trovare posto 10 persone sdraiate e 25 sedute),  dove si svolgono le attività comunitarie, tra cui le cerimonie e i ritiri.

Completano gli spazi comuni una doccia esterna posizionata tra gli alberi, un magazzino, un bagno a recupero e una cucina economica più 3 fuochi con cui cucinare, “ma le stoviglie vanno portate da casa”.

Le yurte sono dotate di brandine, hanno pannelli a isola con luci interne e presa elettrica per attaccare piccoli elettrodomestici, mentre il riscaldamento è assicurato dalle stufe a legna, che vanno rifornite ogni 3 o 4 ore, anche la notte.

A pochi metri dalle yurte c’è una sorgente che garantisce acqua da bere e per lavarsi (fredda).

Per ora l’ecovillaggio è un progetto, questo significa che i soci, che continuano a lavorare all’esterno, al momento non abitano stabilmente nelle yurte ma si ritrovano per condividere esperienze o ritiri individuali soprattutto durante i fine settimana.

Il progetto prevede la costruzione, con tecniche di bioedilizia, di un casolare adiacente al villaggio delle yurte.
La struttura, che sfrutterà risorse energetiche rinnovabili e il recupero delle acque piovane e reflue, diventerà luogo di ospitalità e di appoggio al progetto, con stanze dove dormire, cucinare e consumare insieme i pasti, fare riunioni e condividere esperienze. È prevista anche la creazione, tra gli altri, di un’area campeggio, un recinto animali, un orto-frutteto sinergico in permacultura, postazioni nascoste di osservazione faunistica, ripristino degli antichi sentieri del bosco, un villaggio di case sugli alberi e una piramide in proporzioni auree che divenga luogo di riferimento per il settore emergente legato alle terapie e conoscenze olistiche.

Tutti i soci del progetto sono infatti, come Alessandro, operatori olistici.

Al momento non è prevista l’ospitalità in cambio di lavoro ma Yurt Paradise è comunque aperta all’accoglienza di singoli, famiglie e piccoli gruppi, che vengono invitati a condividere il cibo portandoselo da casa e che possono restare a dormire nella yurta munendosi di materassino e sacco a pelo. Per chi desidera maggiore comfort c’è la possibilità di trovare alloggio nei dintorni presso diverse strutture ricettive.

Yurt Paradise

Il progetto Yurt Paradise è parte del RIVE e si propone di realizzare un network che possa essere di aiuto a chiunque voglia vivere in un ecovillaggio. L’intento è quello di creare un progetto comune, approvato dalla comunità europea e dalle istituzioni nazionali, che possa costituire uno “stampo” dal punto di vista progettuale, burocratico e finanziario e che possa aiutare a diffondere il più possibile il modello di vita comunitario.

Tra i progetti futuri rientrano la presenza in fiere, manifestazioni ed eventi a livello nazionale per promuovere il progetto e rivalorizzare la zona, ma anche la creazione di una rete di rapporti con il vicinato (comune e attività limitrofe), le istituzioni, le università e altri “villaggi nativi” della terra che condividano la stessa visione.

 

Yurt Paradise
Montefreddo di Tredozio (FC)
Tel 3481514290 (Alessandro Ervi Solaris)
E mail alessandroervi@libero.it
Sito Internet www.yurtparadise.net


Per approfondire il fenomeno comunitario

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro

 

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