Durham: brevi note di viaggio

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Durham: brevi note di viaggio

Durham è una cittadina dell’Inghilterra nord-orientale, poco distante dalla più famosa Newcastle.

Vi si trova quella che viene spesso considerata la più bella cattedrale d’Inghilterra, in alcuni scorci della quale (ad esempio nel chiostro) sono state girate scene della saga di Harry Potter.

Queste, tuttavia, sono informazioni che si trovano facilmente on line e non credo sia molto interessante soffermarvisi oltre. Preferisco, piuttosto, focalizzare l’attenzione sulle ragioni per cui Durham può essere considerata un affascinante condensato di storia religiosa inglese, facendo un breve ma intenso viaggio nel tempo, coadiuvato (almeno in parte) dal testo Ecclesiastical History of England and the Anglo-Saxon Chronicle. Scritto nella prima metà dell’ottavo secolo, è opera di colui che viene unanimemente considerato il padre della storiografia inglese: Beda il Venerabile, la cui tomba si trova proprio nella cattedrale di Durham.

 

 

Nell’anno del Signore 565…

 

«…quando Giustino II succedette a Giustiniano alla guida dell’Impero Romano, giunse in Britannia, dall’Irlanda, un famoso prete ed abate, monaco tanto per abito quanto per abitudini di vita, il cui nome era Columba di Iona, per predicare la parola di Dio nelle province settentrionali delle terre dei Pitti…»

Quella che avete appena letto è una libera traduzione di un passaggio del testo, menzionato, di Beda il Venerabile.

Ho avuto il piacere di consultarne una copia, della fine dell’Ottocento, nella biblioteca della Cattedrale di Durham (il testo originale è un manoscritto in latino, completato nel 731 circa: Historia ecclesiastica gentis Anglorum). 

La stessa copia, pur senza le preziose note a piè pagina, è disponibile on line utilizzando il seguente link.

Venendo al breve passaggio citato, non bisogna fare l’errore di confondere Columba di Iona (Gartan, 7 dicembre 521 – Iona, 9 giugno 597) con il più celebre, sempre irlandese e di poco successivo, San Colombano (Monte Leinster, 540 circa – Bobbio, 23 novembre 615), fondatore della celebre Abbazia di Bobbio, in Italia.

“Columba”, scrive Beda il Venerabile, “giunse in Britannia nel nono anno di regno di Bridei I, figlio di Maelchon, che convertì la nazione dei Pitti (che può essere approssimativamente identificata con l’odierna Scozia) al Cristianesimo”.

Columba ricevette, da Bridei I, l’isola di Iona[1] per fondarvi un monastero. Da allora, l’isola è stata meta di innumerevoli pellegrinaggi, divenendo luogo di sepoltura per diversi re di Scozia, Irlanda e Norvegia. Oggi è un “luogo simbolo” del cristianesimo celtico (la cui storia è fascinosissima e suggerisco a tutti di approfondirla) e sede dell’omonima Comunità ecumenica che coinvolge uomini e donne di tradizione presbiteriana, anglicana, luterana, quacchera e cattolica accanto ad altri/e che non si riconoscono in nessuna di queste.

Ai tempi di Beda il Venerabile, l’isola di Iona era governata da un abate che, al pari del fondatore, non era un vescovo ma un monaco.

 

 

 

Nell’anno del Signore 635…

 

 Re Osvaldo di Northumbria (regno situato nell’attuale Inghilterra settentrionale e Scozia sudorientale; nella foto: la Chiesa di Sant’Osvaldo a Durham) — dopo aver vissuto un periodo, in esilio, nel monastero di Iona — diede l’incarico ad Aidano di Lindisfarne, monaco nello stesso monastero, di riportare la cristianità nella sua terra (dopo un’importante “ricaduta” nel paganesimo). Aidano scelse come diocesi l’isola di Lindisfarne (conosciuta oggi come “l’isola santa” e prossima al confine orientale tra Inghilterra e Scozia) e, stando ancora a quanto scrive Beda il Venerabile, si sarebbe rivelato instancabile nello svolgere la missione che gli era stata affidata, camminando di villaggio in villaggio (dopo aver regalato, a un mendicante, un cavallo che gli era stato offerto) e dando costantemente prova di benevolenza e sobrietà.

L’isola di Lindisfarne divenne sede dell’omonima abbazia e centro irradiatore dell’evangelizzazione dell’Inghilterra. Nel tempo, vi si avvicendarono monaci che si sarebbero rivelati all’altezza del loro maestro Aidano.

Di poco successivo a questo fu Cutberto di Lindisfarne, divenuto priore dell’abbazia nel 664. Morì, da eremita, sull’isola di Farne (poco più a sud di quella di Lindisfarne ma decisamente più al largo), il 20 marzo del 687 per essere, poi, sepolto nella chiesa di Lindisfarne. Cutberto è, ancora oggi, uno dei santi inglesi maggiormente venerati. A lui sono ascritti diversi miracoli ma qui ci limitiamo a riportare che quando alcuni monaci decisero, undici anni dopo la sua morte, di dissotterarne i resti per riporli in un feretro realizzato per l’occasione, trovarono il corpo — e gli stessi vestiti che lo ricoprivano — del tutto incorrotti. La lunga incorruttibilità dei corpi dei santi è un fenomeno abbastanza conosciuto e trasversale a diverse tradizioni religiose. Sono stati riportati diversi casi di monaci tibetani che, morti durante le pratiche di meditazione, hanno rivelato una lunga incorruttibilità dei loro corpi. Un caso, relativamente recente, è quello del monaco hindu Paramahansa Yogananda e gli esempi si potrebbero moltiplicare.

 

 

I temibili vichinghi

 

Ci dobbiamo ora allontanare, per ragioni squisitamente cronologiche, dagli scritti di Beda il Venerabile che muore nel 735. Neanche un secolo e mezzo dopo la morte del padre della storiografia inglese, precisamente nell’875, un incursione particolarmente feroce, dei vichinghi, sull’isola di Lindisfarne (strategica per le loro scorribande lungo la costa nord-orientale inglese) induce i monaci a lasciare, pur a malincuore, la celebre abbazia. Non possono non portare in salvo il feretro di San Cutberto (in fotografia), di cui è ancora possibile visionare diversi frammenti nel museo della cattedrale di Durham. Vagano per sette anni in Northumbria, fino ad approdare a Cunecaster o Conceastre (oggi Chester-le-Street), sede dell’antico castrum romano Concagis. Costruiscono una chiesa in legno per ospitare il corpo del santo, eleggendola a diocesi del vescovo di Lindisfarne. La chiesa, sorta  sulle rovine di Concagis, diverrà presto una cattedrale, dedicata a Santa Maria e San Cutberto ed è ancora oggi possibile — pur a fronte di inevitabili rifacimenti — visitarla a Chester-le-Street, ubicata ad appena una fermata di treno da Durham.

Merita menzionare che, durante la lunga permanenza dei monaci nei luoghi dell’antica roccaforte romana, uno studioso identificato con Aldred lo scriba tradusse i preziosi Vangeli di Lindisfarne, sottratti — assieme al corpo di San Cutberto protetto dal prezioso feretro — alla furia vichinga.

I vangeli di Lindisfarne — oggi conservati alla British Library — vennero dunque tradotti in inglese, dal latino, tra il 947 ed il 968. L’opera è considerata la più antica traduzione, in inglese, dei vangeli.

Nel 995 la comunità monastica deve fuggire ancora, a seguito di nuove incursione dei temibili vichinghi per approdare, dopo alcune peripezie, a Durham dove verrà realizzata una nuova chiesa in legno cui, nell’undicesimo secolo, subentrerà una cattedrale in pietra per preservare, ancora una volta, il corpo di San Cutberto.

 

 

Dalla conquista normanna ai nostri giorni

 

 Nell’undicesimo secolo l’Inghilterra viene conquistata dai Normanni, capeggiati dal celebre Guglielmo il conquistatore. La cattedrale di Durham viene dunque ricostruita nello stile dei suoi nuovi padroni, rimpiazzando la precedente “chiesa bianca”, di fattura anglosassone.

Poco distante dalla cattedrale viene realizzato il castello di Durham (in fotografia): presidio militare per proteggere i turbolenti territori di confine con la Scozia e per dominare le ribellioni inglesi. La cattedrale e il castello sono stati designati patrimonio dell’UNESCO nel 1986.

A partire dal 1075, il vescovo di Durham — residente nel castello — divenne un Vescovo-Principe (facile l’assonanza con il nostro Papa-Re), con un proprio esercito ed il diritto di coniare moneta e riscuotere le tasse. Garantendo la propria fedeltà al Re d’Inghilterra, il vescovo-principe di turno ha potuto, per secoli, governare la contea di Durham in maniera autonoma, facendosi tuttavia garante della protezione della frontiera settentrionale del paese.

Il potere temporale del vescovo-principe è stato abolito, nel 1836, dal  Durham (County Palatine) Act che ha sancito l’amministrazione laica della contea sotto il controllo della Corona.

Il castello di Durham rimane la residenza del vescovo-principe fino al 1832 per poi diventare, cinque anni dopo, la sede del college dell’Università di Durham. Oggi ospita circa 150 studenti ed è, verosimilmente, il college più richiesto della stessa università.

Ci sarebbe molto da dire ancora su Durham, gioiello di storia, spiritualità e bellezza ma voglio concludere con un ultimo aneddoto: l’attuale cattedrale di Durham è stata progettata e realizzata da Guglielmo di Saint Calais che, nel 1083, fonda il Priorato benedettino di San Cutberto, affidando la gestione della cattedrale ai monaci del monastero di Wearmouth and Jarrow, lo stesso in cui, diversi secoli prima, aveva vissuto quasi tutta la sua vita Beda il venerabile (i cui resti vennero poi trasferiti nella cattedrale nell’undicesimo secolo).

La cattedrale resta sotto il controllo benedettino fino a quell’atto sciagurato che fu la dissoluzione dei monasteri, ordinato da Enrico VIII. La tomba di San Cutberto venne dunque distrutta nel 1538 per ordine dello stesso re.

Stando all’anonimo resoconto The Rites of Durham, scritto intorno alla metà del sedicesimo secolo, quando esumarono il corpo del santo, questo venne trovato, ancora una volta, incorrotto. Venne dunque seppellito, nuovamente, nella cattedrale che, nel 1540, divenne un’istituzione anglicana.

Oggi Durham attira quasi un milione di visitatori all’anno ma credo che la sua stessa, suggestiva, bellezza ne attutisca qualche inevitabile scivolata sul terreno del turismo di massa.

Una visita a Durham può piuttosto essere un punto di partenza, per tessere nuovamente le fila della storia religiosa d’Inghilterra che, al contrario di quanto molti possano pensare, è una storia di tutto rispetto.

 

 

[1] Il nome di Iona, in lingua gaelica scozzese, è Ì Chaluim Cille: Isola di San Columba.