Valerio in cammino per Santiago di Compostela
Come i nostri cari lettori avranno capito, il sacro – visto da diverse prospettive e, fondamentalmente, in una prospettiva transreligiosa – è un leitmotiv importante del Progetto Viverealtrimenti. Abbiamo recentemente scritto di Buddhismo ed Islam eterodosso. Di stanza, in questo momento, in India, speriamo ci possano essere presto dei contributi, probabilmente in inglese (del resto il Progetto è bilingue) anche dal mondo hindu, una bella esponente della quale, Smriti Singh, è a pieno titolo coinvolta nell’avventura di Viverealtrimenti.
Oggi abbiamo il piacere di pubblicare un breve contributo di un nuovo collaboratore: Valerio Perrone (nella foto) che ha intrapreso il celebre cammino di Santiago di Compostela.
Parliamo di un pellegrinaggio che affonda le sue radici nel periodo medievale, avendo come meta una località nella Spagna settentrionale – Santiago di Compostela, nella provincia de La Coruña – in cui ci sarebbero le spoglie mortali di Giacomo il maggiore, apostolo di Gesù.
Esiste un giorno nella vita di ognuno che riesce a rovesciare tutto quello in cui hai creduto fino a quel momento.
Capita a tutti ma non tutti se ne accorgono.
A volte è un momento di fortuna, chi la chiama energia, fato, destino, Dio.
Io credo semplicemente che esista una strada perfetta costruita apposta per ognuno di noi. a volte ci può volere una vita intera per intravederla e non ne basta una per percorrerla ma, prima o poi, si affaccia ai nostri occhi.
Sta solo noi fare una scelta: sì o no, vita vera o vita ordinaria, felicità o non felicità. Semplice, è tutto lì.
Coraggio o paura, buttarsi o restare appesi. Una vita intera!!
Oggi mi accorgo che un viaggio può significare rimettersi in pista sulla strada che ci è stata assegnata. La paura gioca dei tranelli pericolosissimi, è astuta, ti cammina a fianco, ti respira e, appena può, ti mangia l’energia.
Appena fai il salto, tuttavia, lei se ne va e ti lascia vivere.
Un giorno ero in libreria per fare un regalo ad una persona speciale. Doveva partire per Santiago di Compostela, cosi le ho preso una piccola guida tascabile.
Raggiungo i miei amici al pub e, nel momento migliore della seconda pinta, dico a tutti: niente più india, faccio il cammino di Santiago!
Il coro del gruppo sembrava piu compatto di uno lanciato da una tifoseria organizzata: seeeeeeeee!!!!!
Non ce la fai, devi prepararti ma perchè? Sono troppi chilometri, le gambe non reggono, chi te lo fa fare!
Quando parti lasci a casa la vita che ti sta stretta. Il viaggio inizia quando butti alle tue spalle quello che non vuoi più essere.
Quando sono arrivato in Spagna, la prima sensazione è stata quella di non sentirmi parte di un cammino condiviso, i primi incontri mi mettevano a disagio perchè non mi sentivo ancora un pellegrino come loro.
A pochi passi dalle nostre case, mentre proseguono le nostre esistenze dentro un quotidiano senza più domande nè risposte, ogni giorno dell’anno persone di diversa età, ceto sociale, vissuto poltico, religioso e culturale camminano, si aiutano, condividono e donano sorrisi a chi incontrano.
Il cammino di Santiago è una passeggiata in mezzo al fango, tra sterminate vallate, distese di verde lussureggiante, sole sulla testa, cerotti sulle dita, incanto negli occhi. Ogni incontro è un libro da leggere, ogni distanza ti ricorda quanto sia prezioso il tempo, la solitudine ci riporta a noi stessi, ogni persona una storia assetata di condivisione, ogni sorriso una lezione di sconfinata felicità. In un attimo ti accorgi che la vita può sconvolgerti a 20 come ad 80 anni!
La semplicità è il piu grande insegnamento che ho avuto da questo esercito di scarponi sui piedi e zaini sulle spalle, il cui unico peso che portano è quello dei propri sogni.
Mi sveglio, cammino, mi fermo, bevo acqua, incontro, mangio, dormo, condivido. Noi non siamo più abituati a fare nuove conoscenze, l’altro ci passa accanto ogni giorno ma neanche lo guardiamo, talmente presi dai nostri orologi e dai nostri sms, non capendo che la persona che ci sfiora potrebbe essere un nostro insegnante di vita, oppure un fratello nel cammino che intraprendiamo.
Vengo ospitato da gentili accoglienze come oratori, case e chiese che permettono ai pellegrini in viaggio di riposarsi, avere un pasto caldo e conoscersi. Tutto questo, poi, è il senso di tutto: l’essenziale camminando lo respiri stando a contatto con le piccole cose, che sono le più vere. In uno di questi posti mi ha colpito una scritta: “lascia cio che puoi, prendi ciò che ti serve”. Ora, un gesto del genere non capita tutti i giorni, sopratutto in una società come la nostra, dove se rubi meriti rispetto e se vivi onestamente sei costretto a sudare ogni secondo, preoccupato per i tuoi figli.
Se chiedi aiuto ad una banca ti strozzano per la vita intera e ti minacciano la casa e la salute! Nel cammino per Santiago ho visto persone aiutare senza chiedere niente in cambio, dicendoti solamente: viaggia, sorridi sempre, non dimenticare mai di essere felice.
I volontari conosciuti lungo la via sono un mondo che commuove: dalle giovani coppie americane arrivate fin lì solo per aiutare i pellegrini alle volontarie danesi in pensione, tutte con lo stesso spirito di fratellanza!
Una delle volontarie, una sera dopa cena e davanti ad un bicchiere di vino, accarezzandomi la spalla mi fa: vai alla Cruz de Hierro, porta con te una pietra, scrivi ciò che ti senti e poi lascia tutto lì. Insieme alla pietra lascia tutti i pesi che ti porti da casa, lasciali! Ti sentirai molto meglio!
Quando arrivo trovo una vita affascinante! Solitudine, vento, nebbia e tante pietre appoggiate sotto la croce.
Mi siedo, resto in silenzio e ascolto questa natura che mi accarezza il viso. Sulla pietra ho scritto “gratitude”, la lascio, guardo il cielo invaso dalle nuvole e ringrazio la vita per avermi fatto conoscere il mondo e me stesso!
Durante questo cammino ho avuto difficoltà per i dolori fisici e sono riuscito a superarle grazie all’aiuto dei compagni di viaggio e alla mia disperata voglia di andare oltre il dolore. Il cammino di Santiago è un pò la metafora della vita: cammini, sudi, fatichi e provi con il meglio di te stesso ad arrivare fino in cima per toccare con mano il senso di tutto: il Santo, ovvero il cuore delle cose, vederle con occhi nuovi, liberi. “Attraverso le difficolà si raggiungono le stelle”.
La notte prima di Santiago ho chiesto ai miei compagni di viaggio cosa li avesse spinti fino a lì e cosa avevano trovato. Quelle risposte sono ancora un monito per ogni mia giornata.
Quando sono arrivato ricordo come fosse il suono magico dell cornamusa, mi sono sdraiato in mezzo alla piazza ed ho ammirato il famoso cielo stellato che incantò i pellegrini che dovevano scegliere dove porre il Santo Giacomo: Campo di stelle-Compostela!
Sono entrato in chiesa, ho cercato il Santo, mi sono seduto vicino a lui e siamo rimasti un’ora in silenziosa compagnia. Lo ricordo come il tempo più prezioso della mia vita, ho conosciuto la beatitudine e una sensazione di pace che ancora brilla nei miei occhi.
Ho assistito, insieme agli altri del gruppo, al Botafumeiro, il famoso rito ormai un pò troppo turistico che carica di magia e avvolge di misticismo la maestosità della chiesa.
Anche se dispiace per la logica di business associata a questa tradizione, mi ha emozionato condividere con gli altri questa esperienza di vedere sopra le nostre teste il più grande incensiere del mondo!
La persona a cui ho regalato la mini guida è la persona che ha condiviso più di ogni altro con me questa esperienza. Abbiamo camminato insieme, anche essendo a pochi giorni di distanza. A volte, anche da lontano, si può proseguire mano nella mano. Devo ringraziare lei per avermi fatto vivere questa esperienza, per avermi fatto conoscere me stesso ma, sopratutto, per avermi fatto conoscere lei! Nel mistero dei suoi occhi ho potuto leggere quanto fosse prezioso per lei andare a conoscere, e conoscere se stessa.
Quando siamo tornati a Roma abbiamo deciso di continuare a camminare iniseme…nella vita di tutti i giorni.
L’essenziale è invisibile agli occhi, l’unica strada da percorrere passa sempre attraverso il cuore e porta tutti allo stesso paese: l’amore.