Storia del fenomeno comunitario: gli Amish, inossidabili al tempo
In diretta contitnuità con il post: Esiti comunitari del protestantesimo radicale.
Lo stesso anno della condanna capitale di Jakob Hutter ad Innsbruck, il 1536, Menno Simons, giovane sacerdote cattolico olandese (nato a Witmarsum, in Frisia), si converte all’anabattismo unificando diversi gruppi nel suo paese. Questi, di li’ a poco, iniziano a chiamarsi “mennoniti”.
Nel 1632 viene stilata la Confessione di Fede Mennonita di Dordrecht che avrebbe anche influenzato il successivo gruppo, ancora di matrice anabattista, degli amish.
I punti fondamentali della Confessione di Dordrecht sono i seguenti:
1. il “battesimo dei Credenti” da amministrarsi esclusivamente in età adulta, dopo pentimento e professione di fede. [I mennoniti] Sono contrari al battesimo dei bambini poiché non ritengono che essi abbiano coscienza del bene e del male né, quindi, possano peccare e quindi beneficiare del battesimo.
2. I membri della chiesa che peccano vanno ammoniti due volte in privato. Se continuano, vengono ammoniti in assemblea e quindi banditi dal gruppo. [Questa pratica, già in atto dalle remote origini si contrapponeva con forza alla violenza tipica con cui l’uomo e le chiese del medioevo imponevano la fede o l’opinione e faceva risaltare il principio della non violenza. Bandire, per quanto doloroso, era indiscutibilmente meglio che torturare e uccidere].
3. Solo i credenti battezzati in età adulta siederanno al Banchetto di Dio.
4. Si impegnano a tenersi staccati dal male del mondo. [Sono dunque pacifisti e rifiutano ogni forma di violenza].
5. I capi della chiesa sono detti pastori, devono avere buon carattere ed essere competenti nel guidare nella preghiera la Congregazione.
6. Sostengono la separazione tra stato e chiesa. Si ritirano, solitamente, dal mondo di cui sentono una influenza corrotta e corrompente. Non assumono cariche pubbliche, non votano.
7. Non giurano: la parola è sufficiente.
La Comunità o Fratellanza Amish nasce, a partire da questi presupposti dottrinari, nel 1693 a seguito di una disputa teologica in ambito anabattista e mennonita che provoca una scissione guidata da Jakob Amman.
La scissione di Amman ebbe luogo in un clima politico non certo favorevole agli anabattisti.
A fronte di questo i mennoniti cercarono compromessi con altri cristiani.
Amman no. Questi riteneva…
«che la chiesa avesse bisogno di porre dei limiti fisici e sociali che la separassero dagli altri credenti, fossero anche cristiani» (Jacques Légeret, Amish, una comunità “fuori dal tempo”, Claudiana, Torino, 2002, p. 25).
La Comunità Amish, dunque, sviluppandosi su questi presupposti radicalmente separatistici, si sarebbe adattata molto lentamente e molto parzialmente al mondo moderno.
Essere mondani, per i seguaci di Amman, implica ancora oggi la certezza di perdere l’anima, mentre le comunità amish si auto-rappresentano come “comunità redentrici”.
Allo stesso tempo, sono comunità decentrate.
Légeret, autore del testo Amish: una comunità “fuori dal tempo”, tiene a precisare che non esistono villaggi amish, come credono in molti, bensì fattorie, straripanti di figli (ogni donna conosce, in media, dieci parti), collegate tra di loro.
La Fratellanza Amish è insediata ormai da secoli in territorio americano; il loro più antico insediamento, risale al 1760, è Lancaster County, in Pennsylvania , a circa due ore di macchina da Filadelfia.
Sono organizzati in gruppi di distretti religiosi — l’organismo essenziale della comunità; include, generalmente, tra le venticinque e le trentacinque famiglie, è animato spiritualmente da un vescovo, due ministri di culto ed un diacono e si autogoverna applicando i principi dell’unanimita’ decisionale — con una disciplina comune (Ordnung) ed in comunione spirituale tra di loro.
Nel suo ambito si celebrano i battesimi, i matrimoni, le ordinazioni e i funerali.
Non esiste, presso gli amish, «un’autorità […] centralizzata che possa decidere dell’orotodossia in materia di religione, di vita sociale o di giusto comportamento rispetto all’Ordnung. Alcune regole […], specialmente quelle che definiscono il lavoro nella fattoria, possono così variare notevolmente da uno Stato americano all’altro» (Ivi, p. 25).
Il fenomeno amish si pone quindi a metà strada tra un federalismo sapiente di comunità decentrate sul territorio, ovvero di distretti religiosi costituiti da più fattorie vicine, ed un’ organizzazione chiesastica vera e propria.
Di fronte al rigore dell’Ordnung tradizionale viene fondato, nel 1966, il “Nuovo Ordine Amish”.
Ha presto un buon successo in Ohio, in virtù della maggiore liberalità verso la tecnologia, in particolare l’indulgenza riguardo l’elettricità nelle case ed il possesso di automobili.
Il “Vecchio Ordine Amish”, tuttavia, è ancora il più seguito.
Non è semplice essere precisi riguardo la consistenza della popolazione amish attuale, quasi integralmente ubicata negli Stati Uniti, soprattutto in Pennsylvania. Tuttavia, stando a quanto si legge su Wikipedia, nella sezione in lingua inglese, che riporta scrupolosamente le fonti, a seguito di diversi studi è stato stimato che il loro numero ha conosciuto un costante incremento, dal 1992 (123000 persone circa), al 2000 (166000) al 2008 (227000), di circa il 4% ogni anno.
Gli amish possono dunque essere considerati la popolazione con uno dei più alti tassi di crescita nel mondo, con una media di 7 figli per famiglia.
In chiusura, credo meriti citare il sito, in lingua italiana, sugli amish, di Wikipedia — cui rimando per avere una presentazione più dettagliata di questa singolare confessione di stampo cristiano protestante anabattista ― per dare rapidamente conto di alcuni essenziali elementi organizzativi:
«Gli Amish vivono come contadini e artigiani in campagne che tengono gelosamente libere dalle intrusioni della civilizzazione che possono intaccare i loro principi guida.
Questo genera una sorta di binomio che può apparire curioso: l’elettricità non è ammessa, poiché rovina la naturalezza del creato, mentre fonti alternative di energia (come il vento, il sole, l’acqua) sono le benvenute. Non esistono automobili, poiché l’intento di un Amish è di vivere con semplice umiltà tra i suoi cari e simili: questo fa degli Amish dei buoni allevatori di cavalli (principale forza motrice), che tirano i semplici carri neri coperti o meno (detti buggies) che sono diventati il simbolo di questa comunità.
[…]
La comunità stessa si fonda sul reciproco aiuto, sia in quanto a lavoro sia in quanto a denaro, che rende superfule assicurazioni, fondi pensionistici e simili. Ogni membro adulto è tenuto a lavorare per provvedere a sé, ai suoi cari e alla comunità stessa, nelle cui casse versa una certa cifra per le evenienze e le difficoltà dei membri. Se un ragazzino deve andare dal dentista e il padre non ha di che provvedere, la cassa della comunità lo farà al posto suo. Allo stesso modo interviene di consueto per costruire le nuove case delle giovani coppie o per aiutare una famiglia in difficoltà per un incendio o raccolto perduto».
Per approfondire
Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.
Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.
Leggine l’introduzione
Prezzo di copertina: 16.5 euro
Disponibile anche in formato Kindle