Panya Project e Pun Pun: due ecovillaggi nel nord della Thailandia

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Di Simona Camporesi (http://ricominciodachiangmai.blogspot.in/)

Non si può certo dire che la Thailandia brilli per coscienza ecologica, eppure qualche esperimento di vita alternativa e in armonia con la natura si registra anche da queste parti. E brillano per contrasto.
Fortuna ha voluto che due tra gli ecovillaggi sulla carta più interessanti per i progetti di permacultura  e bioedilizia che portano avanti fossero a qualche decina di chilometri di distanza da Chiang Mai e ad appena qualche centinaia di metri l’uno dall’altro. Così un giorno siamo andati alla loro scoperta.
Come tutti gli ecovillaggi che si rispettino, anche Pun Pun e Panya Project vanno un po’ conquistati. Le indicazioni scaricate online sono tantissime, tutta una svolta, un passare sotto un arco, un girare dopo uno stupa o un grande albero. Attorno, le risaie e i campi coltivati a mais si ramificano a perdita d’occhio, piccoli villaggi spuntano qua e là e si sente nell’aria (oltre al fumo degli incendi) la fragranza della vera Thailandia.
Arriviamo finalmente davanti al cartello che indica a sinistra Pun Pun, a destra Panya. Tentando di mantenere in bilico il motorino sulla strada sterrata rossa, svoltiamo a destra.

 

 

Panya Project

 

Ad accoglierci è Brian, americano di Atlanta dall’aspetto scompigliato e soddisfatto. Fa gli onori di casa, ci mostra la casa comune che lui stesso ha contribuito a costruire durante un corso di Natural building tenuto nella fattoria. Ci sono voluti appena due mesi a fare questo edificio in argilla e paglia, eppure é grande, apparentemente solida, colorata e bellissima. Di sopra c’è spazio per libri, chitarre, tatami e una vista a largo raggio sull’orto comunitario e le montagne. Scendiamo e in cucina incontriamo Troy, Technology manager della farm, che ci mostra con gran orgoglio i suoi maccheroni bio. Lo lasciamo al suo pranzo e seguiamo Brian in un veloce giro turistico della fattoria: vediamo alcune casette, il delizioso bagno comune costruito su palafitte, le docce, le galline, il boyler per scaldare l’acqua. Baan Thai Project, poi divenuta Panya project, prende forma nella mente di uno dei fondatori, Christian Shearer, più di dieci anni fa con l’idea di “trovare un modo per vivere facendo cose che avessero un senso per me e mi aiutassero a crescere. E allo stesso tempo evitare 30 anni di 40 ore settimanali lavorative”. La fattoria vera e propria viene costruita però solo qualche anno più tardi, nel 2007, e grazie ai principi della permacultura comincia pian piano a crescere una vera e propria foresta con oltre 40 varietà di alberi da frutto.
Più piccola della vicina Pun Pun, Panya è una comunità ecosostenibile e un centro educativo di Permacultura e Natural building. Attualmente vi risiedono 6 ospiti fissi (durante la nostra visita erano presenti solo Brian e Troy) ma durante i frequenti corsi di permacultura e, quelli più rari, di autocostruzione la fattoria cresce e si arricchisce di culture e linguaggi diversi. Per chi lo desidera è anche possibile fermarsi per un po’ di tempo (minimo due settimane) e dare una mano alla crescita della comunità. Ai volontari è richiesto un contributo di 2000 bath a settimana (circa 45 euro), un po’ di adattamento e soprattutto la condivisione della filosofia e dei principi di vita sostenibile che animano la comunità.

 

Contatti
PO Box 28, Mae Taeng, Chiang Mai, 50150 Thailand
www.panyaproject.org
panyaproject@gmail.com
+660871818821+660871818821

 

 

Pun Pun

 

Se Panya è un work in progress, Pun Pun è bella che collaudata, con i pro e i contro che questo comporta. I pro sono un piccolo barettino che serve il delizioso caffè delle tribù del nord Thailandia e dove si possono acquistare manufatti locali e articoli di autoproduzione; orti ben equilibrati; deliziose case di fango dalle geometrie originali che si collocano nella natura rigogliosa in un rapporto di equilibrio armonioso; una cucina comunitaria ben organizzata con cibo vario e buono. I contro sono un apparente (e inevitabile) minore entusiasmo, un’accoglienza un po’ più freddina da parte degli abitanti e una maggiore scarsità di informazioni. Da una parte però li capisco: chi ha deciso di rifugiarsi qui è in cerca di quiete e silenzio e gli ospiti mordi e fuggi che fotografano a ogni angolo e sommergono di domande sono un po’ una mosca al naso.
La natura qui è ancora più rigogliosa che a Panya, assomiglia a un bozzolo che preserva un mondo in apparenza incontaminato dal caos e dall’inquinamento esterno. Persino il fumo degli incendi sembra rispettoso di questo ambiente e se ne tiene alla larga. Ci gustiamo la pace lenta e coccolosa della terrazza del bar, sorseggiando caffè e spostandoci dall’amaca ai materassini thai e di nuovo all’amaca. Nessuno sembra avere fretta, tutti si muovono leggeri e silenziosi e noi cerchiamo di accordarci.
Fondata nel 2003 dal thailandese Jon Jandai e dall’americana Peggy Reents (purtroppo assenti durante la nostra visita), Pun Pun è una piccola fattoria organica, un centro di seed saving (conservazione di semi di fiori e vegetali) e una scuola di stili di vita sostenibili. Le quindici famiglie circa che ci vivono inseguono il sogno di una vita indipendente coltivando cibo organico, costruendo case in materiali naturali e utilizzando attrezzature a bassa tecnologia. E sembra che ci riescano. Come a Panya, la popolazione stabile aumenta durante i frequenti corsi che si tengono nella fattoria e che toccano i vari aspetti della sostenibilità: giardinaggio organico, natural building e autosufficienza comunitaria.

 

Contatti
P.O. Box 5 ,Mae Taeng, Chiang Mai, Thailand 50150
http://www.punpunthailand.org
punpun.farm@gmail.com
+660814701461+660814701461

 

 

Per approfondire il fenomeno comunitario

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro Prezzo effettivo: 14 euro