MCF Mondo di Comunità e Famiglia
Di seguito la presentazione di quest’interessante esperienza comunitaria che mi è stata fornita dal suo ufficio stampa.
Buona lettura!
Manuel Olivares
Mondo di Comunità e Famiglia (MCF) è una Associazione di Promozione Sociale, nata con l’intento di avvicinare tra loro tutte le esperienze di vita che sono scaturite intorno e guardando alla comunità di Villapizzone a Milano, avviata nel 1978 da Bruno ed Enrica Volpi, Massimo e Danila Nicolai e un gruppo di Padri Gesuiti.
L’Associazione, nata nel giugno del 2003, è iscritta con numero 199 al registro nazionale delle APS, legge 383/2000.
Motore ed essenza di questa Associazione è la convinzione che le persone e le famiglie, scegliendo di fidarsi le une delle altre e di valorizzare le reciproche diversità, potranno camminare verso la realizzazione della propria vocazione arrivando nel contempo a realizzare un altro modo di vivere che renderà felici loro e chi sarà loro vicino.
MCF un’Associazione nazionale ed è organizzata e vissuta territorialmente nei Nodi, il cui elemento aggregante è il buon vicinato. Le persone che condividono gli orizzonti di MCF possono , infatti, autopromuoversi ed organizzarsi, mantenendosi collegate tra di loro e con l’Associazione, nel rispetto dello statuto. I Nodi sono, quindi, luoghi di confronto in cui si promuove il coordinato conseguimento delle finalità associative confrontandosi con altre realtà del territorio.
Ogni persona, ogni famiglia è chiamata a volare libera come un aquilone sempre più in alto nel progetto della sua vita: l’Associazione MCF è lo spazio dove gli aquiloni prendono il vento e l’Agorà è il luogo dell’ascolto e del racconto dell’ebbrezza e della difficoltà del volo. E’ uno dei luoghi dell’accompagnamento reciproco.
L’Agorà annuale o biennale, a seconda della ampiezza del territorio coinvolto è il luogo dove incontrarsi per scambiarsi le esperienze dei rispettivi cammini. Non un congresso, né un’assemblea, ma un’occasione in cui condividere esperienze e conoscersi.
MCF è impegnata nella promozione e nella cura delle esperienze di condivisione avviate dagli associati e offre loro occasioni di formazione, scambio, accompagnamento anche alle singole esperienze o alle aggregazioni formali o informali di esperienze omogenee. L’immagine in questo caso è quella delle cordate delle ascensioni in montagna: la cordata delle comunità, la cordata dei gruppi di condivisione, la cordata solidale delle esperienze lavorative, la cordata delle Associazioni di volontariato regionali (ACF) . Una cordata speciale è quella degli amici, costituita da tutti coloro che, pur non avendo un luogo specifico all’interno dell’Associazione, partecipano e fanno il tifo per le nostre esperienze e la nostra realtà associativa, rappresenta una delle nostre basi. Sono i benefattori, quelli che hanno partecipato ad un campo di lavoro, che danno una mano per una ristrutturazione o per un’iniziativa. Sono quelli che si fermano a bere un caffè nelle nostre cucine. Sono preziosi, rappresentano quell’occhio esterno che con la loro partecipazione tengono aperte le porte di MCF verso il mondo.
Partendo dalla pratica vissuta, ci siamo chiesti che cosa ha reso tutto questo possibile? Ci è sembrato di capire che uno strumento potente è stato quello che oggi definiamo: buone pratiche.
Le buone pratiche individuate in quanto radice e frutto della nostra esperienza sono:
1 – Con la porta aperta
2 – Il metodo della condivisione: l’equilibrio fra parola e silenzio
3 – Accoglienza in famiglia e tra famiglie
4 – Convivialità: il tempo della relazione quotidiana
5 – La cassa comune e l’economia di una comunità
1- Con la porta aperta: Il primo pilastro per noi, è l’apertura. Che significa: niente barriere ideologiche o religiose; libertà di testa e di cuore; sobrietà di sentimenti. Una comunità di famiglie deve essere una comunità aperta. Un luogo dove si aiuta la gente a scegliere. Non una comunità “religiosa”, con una regola. Ma una comunità dove la gente viene, in fondo, per cercare la propria strada…
2- Il metodo della condivisione: A partire dall’esperienza comunitaria e dall’esperienza dei gruppi di condivisione è ormai consolidato il metodo per la comunicazione profonda di sé che utilizziamo nei nostri incontri e che definiamo “metodo della condivisione”.
Siamo da tempo consapevoli che la comunicazione profonda di sé di tipo verbale non può essere lasciata alla spontaneità ma va organizzata con metodo e che questo è fondamentale sia per i gruppi di condivisione che per le comunità.
Nel caso dei gruppi di condivisione il metodo permette di ritrovare in poco tempo la sintonia necessaria e permette di nutrire la relazione fra i componenti del gruppo anche se essi si incontrano meno di dieci giornate l’anno.
E’ molto importante ascoltare senza interrompere la persona che parla, senza rispondere o fare domande, non giudicare quello che l’altro sta raccontando: nel bene o nel male un’esperienza di vita è una verità in sé, molto importante per chi l’ha vissuta.
Nel gruppo ognuno si impegna in un patto di discrezione: “Io mi impegno a non raccontare banalmente in giro quello che ascolto”; potrò eventualmente parlarne in terza persona a scopo di testimonianza senza alcun riferimento alla persona.
Per quanto riguarda l’esperienza comunitaria il metodo cementa la relazione fra i componenti perché permette una comunicazione di sé profonda e rispettosa dell’altro anche in momenti e situazioni difficili.
Vivendo gomito a gomito è importante che la riunione di condivisione aiuti, supporti la relazione così stretta e non la appesantisca, aggiungendo fatiche; per questo il metodo deve essere usato con particolare cura, senza mai dimenticare che la vita comunitaria affina anche in senso meno positivo le capacità comunicative.
3- L’accoglienza: “Hai accolto un bambino in casa, hai dato casa ad un bambino che non aveva casa, era diritto del bambino, non è una bontà tua. Però prova a portarti in casa un bambino, prova a portarti in casa una persona: è faticoso ed esige un cambiamento grande. Questo è il dono dell’accoglienza. L’accoglienza non è fine a se stessa. L’accoglienza è per insegnare qualche cosa a noi, poveri cristiani della domenica: lo diceva già il profeta Isaia qualche migliaio di anni fa’ che se accogli una persona in casa tua, la tua ferita si rimarginerà. Avete capito che avete una ferita da rimarginare? Camminate insieme agli altri e vedrete che la ferita salta fuori. E chi mi aiuterà a farla guarire? L’accoglienza. Per quello noi diciamo che l’accoglienza è un pilastro della nostra storia. E’ accogliere l’altro, a partire da mia moglie, dai miei figli, dai figli adulti, dai vicini di casa, dal mondo intero. Accoglierlo vuol dire guarire la mia ferita”. (Bruno Volpi – Agorà 2015).
Il desiderio di diventare famiglie accoglienti che tante famiglie hanno realizzato e realizzano ancora oggi nelle diverse comunità, accogliendo al proprio interno per un tempo chi ha sofferto ha portato un grande frutto. Per poter essere veramente accoglienti le famiglie hanno sentito la necessità della prossimità con altre famiglie e da questa consapevolezza, il bisogno di non bastare a se stesse, è nata giorno dopo giorno l’esperienza comunitaria.
E’ come se la comunità fosse il dono che proprio chi è accolto perché bisognoso fa vedere e crescere permettendo a ciascuno di sentire il proprio bisogno profondo di prossimità e solidarietà.
Una comunità non nasce sulle idee ma sul bisogno profondo di relazione.
4) La convivialità: La nostra vita comunitaria è da sempre basata su tempi e luoghi dedicati ogni giorno alla relazione. La condivisione è quindi quotidianamente alimentata da occasioni di incontro, ascolto e sostegno reciproci in un clima di convivialità che permettono di superare il rischio che la vita di ogni famiglia si svolga entro i confini limitati dell’appartamento e ci si “sfiori” tante volte al giorno senza relazionarsi.
5) La cassa comune: Noi tutti ci siamo incontrati sulla strada della vita e abbiamo scoperto che volevamo raggiungere qualche cosa di simile tra di noi: la nostra realizzazione, il nostro sogno, la nostra felicità. Abbiamo capito che la strada passava attraverso il creare comunione: è quello l’obiettivo che ci ha fatto muovere. Non ci siamo scelti, ci siamo incontrati: la fiducia diventa un punto centrale. Abbiamo capito che fare cassa comune metteva in pista la fiducia là dove ce n’era poca o non c’era del tutto. Non ci siamo mossi da casa nostra perché volevamo fare la cassa comune, ci siamo mossi perché volevamo fare comunione, comunità. La cassa comune è diventata lo strumento per rendere possibile questo sogno, è diventata il primo strumento della vita comunitaria: strumento che crea quella fiducia che a sua volta diventa lo strumento che rende possibile la cassa comune…
Le Comunità di Famiglie sono più di trentacinque ed altre sono pronte a partire.
Sono una comunità di comunità, nel senso che la prima comunità considerata e oggetto specifico dell’Associazione è la famiglia, o una persona con il suo desiderio di famiglia che, riconoscendo di non bastare a se stessa, decide, per realizzarsi a pieno, di vivere accanto ad altri in modo solidale. Per questo motivo, chiamiamo le comunità di famiglie anche Condomini Solidali. La Comunità di Famiglie non si costituisce sulla fusione, ma sul vicinato solidale, non sulle norme, ma sulla fiducia reciproca e la prossimità famigliare.
Ogni nucleo famigliare ha in uso un appartamento dove vive in piena sovranità e responsabilità.
L’equilibrio che si persegue tra valori e stile di vita ed il sostegno reciproco vissuto in una casa solidale, consente alle famiglie e alle persone di trasformare le parole che si portano nel cuore in pratica quotidiana.
Gli appartamenti sono pensati per dare la possibilità reale di vivere l’esperienza dell’accoglienza, scoprendo giorno dopo giorno che l’apertura è commisurata al benessere e lo star bene è anche proporzionale all’apertura.
Le strutture dove sono insediate le Comunità di Famiglie hanno spazi riservati alle esigenze del territorio: saloni, giardini, foresterie fruibili dai cittadini, dagli associati e dalle associazioni della zona.
Possono abitare in vecchie cascine ristrutturate oppure in contesti più urbani e, se l’ampiezza dell’immobile lo consente, i Condomini Solidali possono situarsi accanto a realtà sociali bisognose di cura e servizi (comunità per minori, malati psichici, anziani, persone portatrici di svantaggi, etc.), ma senza mai confondersi con esse per poter far confluire, da una moderata distanza, il calore e l’affetto delle famiglie solidali.
MCF – MONDO DI COMUNITÀ E FAMIGLIA
P.zza Villapizzone 3, 20151 Milano
Tel/fax 023925391
Email: mcfsegreteria@comunitaefamiglia.org
Sito internet: www.comunitaefamiglia.org
Per approfondire il fenomeno comunitario
Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.
Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.
Leggine l’introduzione
Prezzo di copertina: 16.5 euro
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