Gesù Cristo: l’Unto, il Messia, Sayīdnā Īsā, terza parte
La terza parte del bel contributo dell’amico Maurizio Luzi, grande studioso di religioni comparate e membro della Confraternita Sufi Burhaniyya da circa 30 anni, su una figura di cui ci siamo abbondantemente occupati nell’ambito del Progetto Viverealtrimenti e cui abbiamo dedicato il testo Gesù in India?
Il contributo, essendo piuttosto impegnativo, si sviluppa (clicca qui per leggere la prima parte, clicca qui per leggere la seconda parte) in tre post consecutivi, per dare ai lettori la possibilità di approfondire i contenuti, seguendo i link ipertestuali e non trascurare le note a piè pagine.
Le opinioni espresse in questo post sono personali.
Fate un bel respiro e, al solito: buona lettura!
Partiamo da alcune osservazioni del già citato Laurence Gardner, nel suo libro La linea di sangue del Santo Graal.
«Secondo Luca 6,11 Gesù scelse 82 seguaci: 70 per predicare in tutta la regione, e 12 come suoi stretti collaboratori. Sorvolando sui tanti episodi e miracoli narrati nei Vangeli ―sui quali pure sono state consumate tantissime discussioni―, molte sono le questioni incerte sugli avvenimenti finali della predicazione di Gesù…
L’Ultima Cena non ebbe luogo a Gerusalemme, ma a Qumran; ed essa corrisponde in realtà al “Banchetto Messianico” consumato assieme a quei membri consacrati che costituivano il Consiglio degli Apostoli…[1] Dopo il banchetto, Gesù ed alcuni Apostoli andarono al vecchio monastero di Qumran, noto abitualmente come il “Monte degli Ulivi”… [pag. 78-9].
Il processo a Gesù fu un processo per modo di dire e l’intero scenario, come viene presentato nei Vangeli, è pieno di ambiguità… I tre prigionieri che vennero consegnati a Pilato erano Simone zelota, Giuda Taddeo e Gesù…[2] Simone di Cirene fu obbligato a portare la croce di Gesù (Matteo 27,32), ma compì la sostituzione sul Golgotha approfittando del trambusto generale e della confusione dei preparativi…[3] Quanto allo stesso Golgotha,[4] nessuno dei Vangeli fa alcun accenno ad un colle. Secondo Giovanni (19,41) il luogo era invece un “giardino” con un sepolcro privato, indicato come appartenente a Giuseppe d’Arimatea, il quale altri non era che Giacomo, il fratello maggiore di Gesù. Fu quest’ultimo infatti, dietro autorizzazione di Pilato che tornò a Gerusalemme, a recuperare i “corpi” ―e non cadaveri― dei tre appesi alla croce, perché il giorno seguente era il sacro Sabato, e sarebbe stato quasi impossibile che i tre morissero in giornata.
Nell’antico trattato, fra i libri scoperti a Nag Hammadi, intitolato Il Secondo Trattato del Grande Shet, si dichiara che Gesù non morì sulla croce come si suppone. Gesù stesso avrebbe detto dopo l’evento: “Quanto alla mia morte, che per loro fu reale, lo fu a causa della loro cecità ed ottusità.”
La missione originaria di Gesù venne portata avanti soprattutto da un movimento religioso che prese il suo nome ed ebbe il suo centro a Roma. I primi vescovi di questa Chiesa cristiana si proclamavano “successori” apostolici di Pietro: l’autorità episcopale veniva tramandata con l’imposizione personale delle mani. Quei medesimi vescovi venivano definiti “canali asciutti” nell’Apocalisse di Pietro… e i discepoli gnostici di Simone Zelota la chiamavano “la fede degli sciocchi”. Paolo venne considerato un fanatico eretico dal fratello di Gesù, Giacomo, i cui Nazarei non predicarono mai la Resurrezione; ed infatti, dopo quel periodo di esaltazione iniziale, la Resurrezione andò diminuendo d’importanza come fattore di fondamentale interesse. [pag. 97-8].» Lo stesso emblema della “Croce Allungata” fu messa in discussione nell’Impero Bizantino all’epoca della Lotta Iconoclasta; né si parla di crocefissione e resurrezione presso e durante il periodo dei Templari (XII°-XIII° secolo d.C.).
Tralasciamo volentieri molte altre controversie sugli avvenimenti finali, ma non si deve ignorare, ad esempio, che neppure gli stessi soldati romani andati per arrestare Gesù sapevano chi fosse, in quanto tra i discepoli del Cristo davvero erano tanti quelli che si somigliavano. Nel Vangelo di Marco, 43-44: «E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta.»
La polemica della “crocifissione”
Nel capitolo 4,157-8 il Qorano nega esplicitamente la morte di Gesù Cristo, e la parola d’Iddio non può essere contraddetta[5]. Si è scritto molto a questo proposito. Dal racconto fatto da Barnaba sappiamo che[6], al momento dell’arresto, Giuda fu trasformato dal Creatore e persino sua madre ed i suoi discepoli più vicini credettero che egli fosse Gesù. Fu solo quando Gesù apparve loro, dopo la sua supposta morte, che essi furono informati di quanto era effettivamente accaduto. Questo spiegherebbe il motivo di tanta confusione che circonda gli eventi che ebbero luogo in quel tempo e spiegherebbe anche la ragione per cui alcune narrazioni, scritte da persone che non assistettero personalmente a quegli eventi, supportino l’errata credenza che fu Gesù ad essere crocefisso.
Tutte le tradizioni musulmane sono pressoché in accordo sul fatto che Gesù sia sfuggito a coloro che volevano ucciderlo, e sul fatto che, al suo posto, hanno crocefisso un’altra persona a lui somigliante: wa lākin shubbi-ha la-hum, “…ma sembrò loro soltanto”, “così apparve loro”[7].
Il Cristo non è morto sulla croce, perché i perfidi piani dei suoi detrattori furono sventati da Allah. Fu crocefisso un sosia: per la maggior parte dei commentatori si tratta di Giuda (Iscariota), ma c’è chi ha sostenuto, oltre al “Cireneo” (detto Simone), che invece poteva trattarsi di Barabba, di Giuda Taddeo, o perfino di Pietro; ed anche sul fatto che ad essere crocefisso non fu il preteso traditore di Gesù dunque sussistono diverse versioni.
I Cerinti e, successivamente, i o seguaci di Basilide (che furono tra i primi cristiani) negavano che Gesù fosse stato crocefisso ma credevano che fu Simone di Cirene a prendere il suo posto.[8]
I Carpocraziani ―un’altra setta dei primi tempi― pure credevano che non fu Gesù ad essere crocefisso ma uno dei suoi discepoli, a lui molto somigliante.
Plotino, che visse nel IV secolo, ci informa di aver letto un libro, “I Viaggi degli Apostoli”, che riporta le opere di Pietro, Giovanni, Andrea, Tommaso e Paolo. In questo libro viene affermato che non Gesù ma un’altra persona fu messa in croce al suo posto e, per questo, rideva di quelli che credevano di averlo ucciso.
Giuseppe Flavio racconta che «quelli che lo avevano amato fin dall’inizio non lo rinnegarono, giacché egli apparve loro nuovamente vivo il terzo giorno, proprio come avevano predetto i divini profeti…»; tuttavia non si parla né apertamente né chiaramente di “morte in croce”.
In definitiva, sebbene era risaputo che egli non fu crocefisso, le fonti differiscono o non specificano chi fu crocefisso al suo posto. Ecco i versetti del Qorano nella “Surah” 4, per intero:
157 «Invero abbiamo ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, Inviato di Allah». Ma non l’hanno ucciso né l’hanno crocefisso, anche se così è apparso loro: invero coloro che hanno discusso su di questo sono di sicuro in dubbio a tale riguardo; essi non hanno alcuna scienza in merito [di questo argomento] e non seguono altro che opinioni. Non l’hanno ucciso in nessun modo di credere;
158 al contrario, Allah lo ha innalzato verso di Sé: Allah è [sempre] stato Eminente, Saggio.
Quadri dell’Ultima Cena del pittore conosciuto come “il Perugino”, nei quali non compare alcun Calice, mentre al centro sembra proprio si trovi la figura della Maddalena.
L’ Ascensione in Cielo e il lasso di tempo successivo
I Vangeli “Sinottici” si concludono con due episodi relativi alla “riapparizione” di Gesù pochi giorni dopo la supposta morte, prima di venire a mancare definitivamente: veri, immaginari, idealizzati, rielaborati, non importa; anche in altri Vangeli Apocrifi in proposito si trovano racconti di vario genere.
Nel Qorano l’evento dell’ascensione in cielo è sottolineato due volte: in 3,55 e in 4,158, senza specificare se sia avvenuto prima, durante o dopo la presunta crocefissione. Sia Cristiani che Musulmani sono, in ogni caso, concordi che il Cristo è tutt’ora vivente, nelle sfere celesti, presso Iddio, in corpo e spirito, —cfr. v. 3,55 e 4,159— e che dovrà tornare di nuovo, come già detto, alla “fine dei tempi”.
Dopo l’Ascensione di Cristo, gli Apostoli rimasero a Gerusalemme fino alla Pentecoste (in pratica 7 settimane), quando “Lo Spirito” discese su di loro[9]. Poiché secondo un’affermazione di S. Paolo due erano le “missioni”: quella di Cristo, e quella dello Spirito Santo ―che sostituisce il Cristo― destinato a succedergli.
Qui c’è tuttavia da insistere su quanto riferisce il Qorano al versetto 61,6:
E quando Gesù figlio di Maria disse: «O Figli di Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi [inviato], per confermare la Torâh che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà “Ahmad”». Ma quando questi giunse loro con le prove incontestabili, dissero: «Questa è magia evidente».
Sempre che non si voglia negare la Rivelazione Islamica ―poiché nel Qorano chi parla è Allah, e Iddio non può mentire—, bisogna riflettere molto su questo versetto. Gesù figlio di Maria, durante la sua predicazione, ha preannunciato ai suoi Apostoli che dopo di lui doveva ancora apparire un altro (ultimo) Inviato[10] ed ha inoltre aggiunto con precisione anche il suo nome: “Ahmad”, cioè il più lodato. Questo è addirittura il “nome celeste” del profeta Muħammad [şAs]![11] Che Gesù ignorasse la storia futura seicento anni dopo di lui, o che l’avesse potuta contemplare nella sua visione spirituale, è davvero poco importante: Gesù, nel suo altissimo grado metafisico presso Allah —era lui stesso il “Verbo”—, allo stesso modo in cui conosceva la Legge di Mosè nella sua interezza e nella sua autentica formulazione, così poteva conoscere la realtà divina di Muħammad [şAs] prima della sua manifestazione terrena.[12]
E dobbiamo ancora aggiungere, quasi a titolo di cronaca, che nel 2012 è stata scoperta in TURCHIA una sorta di “Bibbia” di 1.500 anni, che segnala apertamente la Venuta del Profeta Muħammad[13].
Ad ogni modo, i Discepoli non si persero d’animo, rinfrancati dalla “visione” o persuasi dai testimoni più devoti e più fedeli, si distribuirono quindi gli incarichi e le funzioni[14]. Intanto al posto del traditore Giuda Iscariota veniva cooptato l’apostolo Mattia.
Ciò che importa porre in rilievo è comunque il fatto che il Cristo non era più presente: possibile che Gesù sia andato a vivere lontano, lasciando liberi gli Apostoli di agire a suo nome, se non addirittura per proprio conto? Riassumiamo brevemente prima di concludere.
Mentre di Matteo d’Alfeo, di Simone zelota e di Giuda Taddeo si hanno racconti assai incerti, di Bartolomeo si riferisce che, dopo aver soggiornato e predicato in Asia Minore, divenne missionario in Mesopotamia (Iraq) e in Persia (Iran): morì in Armenia, dove è ancora venerato.
Se il fratello di Pietro, Andrea ―discepolo di Giovanni Battista―, predicò in Grecia, Giovanni, il fratello di Giacomo, insieme alla Madonna, dopo essere passato per Antiochia e nell’Anatolia, si recarono ad Efeso, dove vissero (“riunendosi nella casa di Aquila e Priscilla”) e morirono[15].
Chi organizzò la comunità di Antiochia ―tra Siria e Turchia― fu l’unico testimone oculare che non viene riconosciuto come apostolo, cioè Barnaba; il quale, originario di Cipro, oltretutto aveva compiuto diversi viaggi missionari con Paolo verso Occidente. E non va trascurato che Antiochia era la terza città più importante durante l’Impero Romano, dopo Roma e Alessandria.
Di Filippo si narra che raggiunse la Samaria e preparò la strada alla predicazione dell’evangelo ai Gentili[16], laddove la comunità dei cristiani giudaizzanti si organizzò sotto la guida del fratello di Gesù, Giacomo d’Alfeo (detto il Minore), il quale era contrario all’ammissione dei Gentili nella Chiesa[17].
Senonché Filippo lo si ritrova pure come “apostolo dei Galli”, in compagnia di Maria Maddalena rifugiata a Marsiglia già nel 35 d.C., assieme a Marta ed Elena: ma questa è un’altra Storia, quella cioè della Stirpe Regale discendente da Gesù Cristo[18].
Gerusalemme venne poi distrutta dall’imperatore Tito nel 70 d.C. e, assieme alla “diaspora” degli Ebrei, ci fu evidentemente anche la divisione della comunità cristiana: è da questa data che iniziano tutte le dispute, le Correnti Cristiane, la stesura dei Vangeli, ed anche le “sette”, le eresie.
Certamente possono esistere altre storie del Cristianesimo, non solo in Occidente ma, come si è accennato, pure in Egitto, in Arabia e nel “corno d’Africa”.
Ricordiamo soltanto quella relativa ai Nestoriani (e poi anche ai Monofisiti e ad altri gruppi “eretici” e “gnostici”) che è alquanto misteriosa, mai emersa in modo imparziale, collegata ai culti antecedenti nei territori dell’Anatolia e del Medioriente, durante quell’epoca che è stata denominata Ellenismo[19]. In particolare è molto verosimile che proprio i Nestoriani possano aver ereditato e conservato “la trasmissione spirituale” passata da profeta a profeta fino al Cristo, ed infine al Profeta Muħammad [şAs]. Al Nestorianesimo, oggi quasi estinto ma che arrivò fino in Cina, più tardi, si sovrappose in maniera rielaborata il Monofisismo, il quale si è mantenuto nella Chiesa “Giacobita” di Siria, nella Chiesa “Gregoriana” dell’Armenia e nella Chiesa Copta d’Egitto e d’Etiopia.
Riflessione personale
Il Messia era un Inviato, e sua Madre era un donna santissima, ma non erano divinità (Cfr. pure Qorano 19,116: «Oh Gesù figlio di Maria hai forse detto agli umani di prendere te e tua madre come divinità al di fuori di Allah?»), da adorare, se non addirittura da “associare” a Iddio Unico: entrambi mangiavano degli alimenti [come gli altri umani].
Per il Cristianesimo, la fede nel Cristo non è una divinizzazione di un uomo, ma il Verbo eterno di Dio che si umanizza, si fa uomo. La trascendenza di Dio è rispettata dalla mancanza di confusione fra le due nature… La nozione di figlio di Dio non ha alcuna risonanza carnale e indica la pura origine… Egli [Gesù] non ha trovato dei titoli suscettibili di esprimere la sua esperienza, né quella di messia, troppo politicizzato, né quello di figlio di Dio che aveva allora un significato generico di “prediletto”, amato da Dio (Matteo 5,9); ha scelto invece soprattutto quello di figlio dell’Uomo di origine celeste, un autentico Profeta, il Messia.
D’altra parte, che il Cristo sia stato ucciso ed abbia trionfato sulla morte risorgendo, o che sia stato crocifisso un altro al suo posto ed egli sia asceso al Cielo successivamente senza passare per la morte, ai fini della dottrina cristiana, non cambia la sostanza della sua missione profetica:
- a) Gesù è giunto per ripristinare le Verità interiori della Legge Mosaica, sempre più trascurate negli ultimi secoli dai loro rappresentanti ufficiali, ipocriti e farisei.
- b) Egli quindi è il Figlio dell’Uomo, mandato dal Padre che è nei Cieli, il Messia ― preannunciato dagli altri Profeti― incaricato di “redimere” (e “salvare”) gli uomini, con un messaggio ecumenico, ovvero esteso a chiunque seguirà la strada d’amore da lui aperta e rinnovata.
- c) È il Nazareno, che ha dato l’esempio esistenziale, soffrendo ingiurie, percosse, oltraggi, il calvario[20], dimostrando la sua qualità divina con i miracoli, l’Ascensione e la proclamazione della venuta dello Spirito Santo.
Inoltre non si può imputare alla maggior parte degli Apostoli di aver favorito la dottrina della REDENZIONE ―estesa all’intera Umanità―, in virtù del “sacrificio” di Gesù sulla croce, giacché coloro che assistettero al martirio furono in buona fede quando raccontarono la loro esperienza: «…non l’hanno ucciso né l’hanno crocefisso, anche se così è apparso loro!»
Il magistero principale del Cristianesimo infine, sia Cattolico che Ortodosso, poteva accordarsi correttamente, mediante alcuni adattamenti, con altre concezioni religiose; valga per tutte la Tradizione Hindù, la quale ha dei profondi legami ―sebbene ancora poco approfonditi― con la Tradizione ebraica: è questa la base nodale da cui sono partite e sono state elaborate le teorie e gli accostamenti di tanti ricercatori, sulla quale comunque deve essere inquadrata la funzione e il ruolo del Cristo in Oriente.
[1] È a questo avvenimento che sembra riferirsi il Qorano nella Surah 5° (“La Mensa”).
[2] In ebraico l’espressione “figlio del Padre” includerebbe gli elementi bar (figlio) e abba (padre), per cui Taddeo potrebbe essere il famoso Barabba.
[3] Ma con Simone Zelota, e non con Gesù (secondo l’autore). Peraltro la parola ebraica originaria tradotta con “ladroni” significava invece solamente “fuorilegge”.
[4] Tradotto in latino con Calvarium, che stanno entrambe a significare “cranio”, si riferisce al cranio di Adamo, che sarebbe stato seppellito in quel luogo.
[5] Ovviamente per chi è ateo o miscredente ciò non ha alcun valore, alla stessa tregua delle cosiddette “leggende” o di altri romanzi di avventura, mitologici, fantascientifici.
[6] Il Vangelo di Barnaba è l’unico Vangelo esistente a noi noto scritto da un discepolo di Gesù, da un uomo che spese gran parte del suo tempo in effettiva compagnia di Gesù durante i tre anni di trasmissione del suo messaggio. Per questo, egli aveva diretta esperienza e conoscenza dell’insegnamento di Gesù, a differenza di tutti gli autori dei quattro Vangeli accettati dalla Chiesa. Non si sa quando trascrisse quello che lui ricordava di Gesù e dei suoi insegnamenti, se gli eventi o i discorsi furono registrati immediatamente o invece appena dopo che Gesù aveva lasciato questa terra, temendo che, altrimenti, qualcuno dei suoi insegnamenti potesse essere cambiato o perduto. È possibile che egli non trascrisse nulla fino al suo ritorno da Cipro con Marco… Ma, per quanti dubbi esistano sulla data della sua stesura e, sebbene questo Vangelo (come gli altri quattro accettati dalla Chiesa) abbia inevitabilmente sofferto dei cambiamenti dalle traduzioni e “filtrazioni” attraverso varie lingue, tuttavia esso è, per lo meno, il racconto di un testimone oculare della vita di Gesù.
Il Vangelo di Barnaba fu accettato come “Vangelo Canonico” nella chiesa di Alessandria fino al 325 d.C. Dagli scritti di Ireneo (130-200), il quale scrisse a favore dell’Unità Divina, veniamo a conoscenza della sua esistenza nel primo e secondo secolo d.C. Ireneo si oppose a Paolo, accusandolo della grave responsabilità di aver assimilato agli insegnamenti originali di Gesù la religione pagana romana e la filosofia platonica, e citava estensivamente il Vangelo di Barnaba a supporto delle sue opinioni.
Quando nel 325 d.C. fu tenuto il famoso Concilio di Nicea la dottrina della “Trinità” fu dichiarata dottrina ufficiale della Chiesa Paolina, ed una delle conseguenze di questa decisione fu che, tra i circa 300 Vangeli esistenti in quel momento, ne furono scelti quattro e ordinata la distruzione di tutti gli altri, tra cui il Vangelo di Barnaba.
Allo stesso modo si decise che anche i Vangeli scritti in ebraico dovessero essere distrutti. Ed infine fu emesso un editto in base al quale chiunque fosse stato trovato in possesso di un Vangelo non autorizzato sarebbe stato messo a morte.
[7] Qorano, 4,157.
[8] Cerinto era un contemporaneo di Pietro, Paolo e Giovanni, e negava esplicitamente la resurrezione di Gesù.
A lui si fa risalire la corrente “eretica” del Docetismo ―dokéin (sembrare)― che si è manifestata sotto varie forme dal I° al IV° secolo d. C.
[9] Secondo S. Giovanni invece fu la sera stessa di Pasqua che Gesù alitò sui suoi seguaci.
[10] Una conferma di ciò esiste persino nel Vangelo di S. Giovanni (14,16 e 16,7), laddove si parla della venuta del Paraklytos (il Paracleto): questa parola greca quasi certamente è una corruzione di Periklytos (Superlodato = “Aħmad”).
[11] Anzi, la “ħaqīqah al-aħmadīyah” sarebbe la sua realtà non-manifestata.
[12] Fra i tanti passi del Vangelo da collegare con l’Islam, ne segnaliamo soltanto uno abbastanza interessante, anche perché ricorre nei tre vangeli sinottici, ma poco approfondito, a proposito dell’eucarestia: «Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo con voi nel regno del Padre mio.» (Matteo 26,28-9). Per il Cristianesimo significa semplicemente che Gesù stava per essere arrestato e condannato a morte. Ma, se il Cristo rimarrà ancora per qualche tempo con gli Apostoli, questa è la dichiarazione che il vino dev’essere bevuto soltanto in Cielo, come sostiene la dottrina islamica.
[13] La notizia è stata data dal ministro della Cultura e del Turismo Erturul Günay ed è stata riportata dall’agenzia Anadolu. Il manoscritto in pelle, che vale 17 milioni di euro, è stato rinvenuto dalla polizia nel sud della Turchia durante un’operazione anti-ricettazione nel 2000. L’opera sacra, scritta in aramaico con alfabeto siriaco, affidata da poco al Museo etnografico di Ankara, è stata anche richiesta dalla Curia vaticana alla Turchia per poterla esaminare, in quanto sembrerebbe che sia la copia del controverso Vangelo di Barnaba il quale, secondo i musulmani, è un vangelo originale che è stato osteggiato, soppresso o insabbiato nei secoli successi.
[14] Da non escludere che forse il Cristo stesso aveva già dato istruzioni, prima di ascendere in Cielo.
[15] La Casa della Madonna esiste tuttora, ed è oggetto di culto sia per i cristiani che per i musulmani. Peraltro l’unica immagine sacra che i musulmani tollerano è proprio quella della Madonna con il Bambino ―il che ci condurrebbe ad una lunga serie di considerazioni sulla tradizione sacra delle icone tramandata in particolare dagli Ortodossi Russi. Celebre è il libro: I Racconti di un Pellegrino Russo―.
[16] Non è certo se egli è quello che fu chiamato Filippo Diacono, detto anche l’evangelista, ed è lo stesso Filippo che morì in Asia Minore.
[17] Anche l’ebreo Paolo, quando fu autorizzato dalla nascente Chiesa di Antiochia ad andare con Barnaba in un giro di predicazione, si regolò secondo il principio: prima nelle Sinagoghe (agli Ebrei) e poi ai Gentili.
[18] Son parecchi gli studiosi a sostenere che Gesù era sposato ―altrimenti non poteva essere chiamato Rabbi dagli ebrei―, si dice, con Maria Maddalena (e forse anche con altre donne). Costei, rimasta incinta, non poteva di certo restare a Gerusalemme. Non si può assolutamente stabilire se essa sia partita assieme alla Madonna alla volta dell’Asia Minore, ed in seguito si sia diretta verso la Francia, oppure se ―accompagnata da alcuni discepoli (qualcuno dice appunto Filippo in particolare)― si sia imbarcata alla volta delle terre francesi. Sta di fatto che racconti segreti narrano di una dinastia che ha avuto origine da lei, e che questa dinastia (suddivisa nel tempo in varie altre dinastie) sia sempre stata rigorosamente protetta da contaminazioni, ostilità o eventuali “attacchi” dottrinali e materiali.
[19] Il monaco Nestorio, patriarca di Costantinopoli tra il 428 ed il 431, sosteneva, tra le altre, le seguenti posizioni dottrinali:
- a) il Cristoè formato da due nature perfettamente distinte, due persone (quella umana e quella divina) congiunte l’una con l’altra tramite un’unione soprannaturale;
- b) la Madonna può essere chiamata soltanto “madre di Cristo” e non “madre di Dio“;
- c) non è possibile che il Verbo divino possa essersi effettivamente incarnato e possa essere morto sulla Croce.
[20] Ancora di passaggio: Gesù potrebbe essere stato arrestato successivamente, poiché Giuda iscariota, in quei pochi giorni della detenzione e del processo, fu identificato e, come Barabba, liberato; allora la “sostituzione” può essere avvenuta durante il percorso verso il Golgota con Simone Cireneo (se non addirittura con lo stesso apostolo Pietro pentito nel rimorso del suo “tradimento”), oppure al momento stesso della crocifissione con Barabba o Giuda Taddeo (a meno che non fu questo Giuda ad essere arrestato fin dall’inizio nell’Orto degli Ulivi, al posto di Giuda iscariota).