Proteggere il creato; una prospettiva islamica

Abbiamo appena digitalizzato il testo, del professore turco İbrahim Özdemir, Proteggere il creato; una prospettiva islamica, traduzione in italiano del suo Care for Creation; An Islamic Perspective.
Il testo è anche disponibile in formato cartaceo e sarà presto in distribuzione.
Ne condividiamo, di seguito, la premessa.
Buona lettura!
Manuel Olivares
«Siamo di fronte a un’emergenza globale. Gli scienziati ci dicono che il cambiamento climatico indotto dall’uomo, con l’impiego di combustibili fossili, ha portato la razza umana e i nostri amici animali alla sesta estinzione di massa della vita sulla Terra».[1]
Questo è l’allarmante avvertimento dell’incipit del libro di Jeremy Rifkin The Green New Deal ma lo scopo principale dell’autore – uno studioso molto autorevole che ha scritto più di venti libri sull’impatto dei cambiamenti scientifici e tecnologici sull’economia, il lavoro, la società e l’ambiente – è quello di essere costruttivo, più che puramente critico, incoraggiando concretamente la transizione verso un mondo più sostenibile. Infatti, presenta poi una ricca quantità di dati che dimostrano come “nei prossimi otto anni, l’energia solare e eolica sarà molto più economica dell’energia da combustibili fossili, mettendoci di fronte ad un chiaro bilancio”.
Forse è presto per dire se siamo pronti per un Green New Deal transnazionale. Tuttavia, è chiaro che il pianeta è in grado di sopravvivere a questo periodo critico e che tutti dovrebbero essere disposti a contribuire!
In altre parole: non c’è tempo da perdere a lamentarsi e a temere una catastrofe imminente; dobbiamo tutti fare del nostro meglio per promuovere un cambiamento di paradigma. È un compito collettivo!
Tutti i musulmani, anche più dei non musulmani, sono tenuti a contribuire all’attuazione di un Green New Deal.
L’Islam è, notoriamente, la religione in più rapida crescita, con circa 1,9 miliardi di fedeli.
Pertanto, un maggiore impegno all’interno delle organizzazioni musulmane che si dedicano alle questioni ambientali avrà implicazioni di rilievo.
Facendo ricerche sul Green Islam, ho trovato online e poi incontrato di persona (in Italia, a Bologna, nell’ottobre 2021) il professor İbrahim Özdemir. Nello specifico, ho trovato inizialmente il suo articolo per Al Jazeera[2], dove affermava che:
«Molti Paesi a maggioranza musulmana soffrono il peso del cambiamento climatico, ma la loro consapevolezza culturale e l’azione per il clima sono spesso incredibilmente limitate. Un movimento ambientalista islamico basato sulla tradizione islamica, piuttosto che un ambientalismo da salvatore bianco importato e basato su campagne politiche da primo mondo, può risolvere il problema».
In effetti, il rapporto tra Islam ed ecologia è più profondo di quanto si possa immaginare. Oggi questo tema è ancora poco discusso. Tuttavia, possiamo facilmente affermare — sulla scia di autori come Seyyed Hossein Nasr, Ibrahim Abdul Matin, Fazlun Khalid e lo stesso İbrahim Özdemir — che l’Islam è una religione geneticamente ambientalista!
Non dobbiamo dimenticare – come sottolinea Abdul Matin nel suo libro Green Deen: What Islam Teaches About Protecting The Planet – che uno dei principi fondamentali dell’Islam è il Mizan: l’equilibrio; un concetto generale che include, ovviamente, il dovere di trovare un equilibrio virtuoso con l’ambiente che ci circonda e ci sostiene, fornendoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e, potenzialmente, per avere una vita piacevole. Vale a dire: con il creato di Dio.
«Il Clemente ha insegnato il Corano, ha creato l’uomo e gli ha insegnato a parlare chiaramente. Il sole e la luna procedono secondo un calcolo, l’albero e l’erba si prosternano. Ha elevato il cielo, ha preparato la bilancia — non trasgredite alla bilancia e pesate correttamente, non falsate la bilancia».
(Il Sacro Corano, 55:1-9)
Da questa citazione risulta evidente che la giustizia e l’equilibrio sono leggi universali [di Dio] e che (di conseguenza) gli esseri umani dovrebbero condurre una vita giusta ed equilibrata.
Se riflettiamo sulle implicazioni morali di questi versetti, ci rendiamo conto che da soli sarebbero sufficienti per sviluppare un’etica dell’ambiente e della sostenibilità, a partire dal Corano stesso.
In primo luogo, la giustizia e l’equilibrio sono universali; in secondo luogo, questo equilibrio universale è creato e sostenuto da Dio; in terzo luogo, gli esseri umani devono cercare di comprendere questo equilibrio universale. Quindi, per raggiungere un equilibrio virtuoso tra l’uomo e l’ambiente, alcuni teorici e organizzazioni islamiche stanno lavorando costantemente per arginare gli effetti nocivi del cambiamento climatico, inaugurando un Green New Deal globale.
Per fare qualche esempio pratico, nel 2015 è stata redatta la Dichiarazione islamica sul cambiamento climatico globale, riportata integralmente in appendice.
Due membri del team della Dichiarazione islamica, il professor İbrahim Özdemir e lo studioso dello Sri Lanka che vive nel Regno Unito, Fazlun Khalid, sono anche impegnati nel progetto internazionale (supervisionato dall’UNEP) Al-Mizan: un’alleanza per la Terra.
Sul sito web dell’UNEP si legge:
Al-Mizan: un’alleanza per la Terra presenta una visione islamica dell’ambiente nell’intento di promuovere le azioni locali, regionali e internazionali per combattere il cambiamento climatico e le altre minacce al pianeta. Si tratta di uno sforzo globale per coinvolgere gli studiosi islamici e le istituzioni musulmane nello sviluppo e nell’adozione di questo appello.
Al-Mizan: un’alleanza per la Terra è una riaffermazione dei principi che regolano la salvaguardia della natura in una forma che risponde alle sfide attuali. Esamina i principi etici che stanno alla base della struttura sociale dell’esistenza umana. Si interroga su come si possano realizzare oggi, lavorando in armonia con il ritmo del mondo naturale.
L’ambientalismo è, dunque, profondamente radicato nell’Islam.
Riguarda il comportamento personale e il modo in cui si manifesta nei rapporti con gli altri, nel momento in cui impone di essere rispettosi nei rapporti con il mondo naturale e con gli altri esseri senzienti.
Questi principi sono diventati, a partire dalle basi stabilite dal profeta Muhammad, una serie di regole e istituzioni che esprimono una vita autenticamente olistica. Si basava sul Corano e poteva essere distinta in tre categorie: incoraggiare il bene pubblico, proibire le cattive azioni e agire sempre con moderazione:
«Si formi da voi una comunità di uomini che chiamano al bene, ordinano la giustizia e impediscono l’ingiustizia — ecco i fortunati—».
(Il Sacro Corano, 3:104)
Esistono, inoltre, numerose organizzazioni islamiche a livello internazionale costantemente impegnate nella salvaguardia dell’ambiente.
Di seguito un breve elenco che ne comprende solo una piccola parte:
Green Muslims: Un’organizzazione di volontariato con sede a Washington, DC, che si adopera per avvicinare i musulmani di tutto il mondo alla natura e all’attivismo ambientale. Ospita eventi educativi, di servizio e ricreativi all’aperto e si impegna a fungere da ponte tra la comunità musulmana e le organizzazioni locali di azione per il clima.
Muslim Global Relief: Premiata come migliore charity del Regno Unito nel 2018 ai National British Muslim Awards e finalista nel 2019, MGR opera nei villaggi remoti del Ghana, Indonesia, Pakistan, Gambia, India e Palestina. MGR offre soluzioni di sviluppo sostenibile attraverso il Big Muslim Fund, come l’acqua potabile, la piantumazione di alberi da frutto e il finanziamento dell’istruzione degli orfani.
Muslim Hands: Un’agenzia umanitaria internazionale e una ONG che opera in oltre trenta Paesi del mondo, con progetti che privilegiano la sostenibilità ambientale.
Khaleafa: Un “trust religioso” con sede in Canada il cui obiettivo è riaccendere il discorso sull’approccio islamico all’ambientalismo e attingere all’essenza di questi insegnamenti.
Wisdom in Nature: Un’organizzazione con sede nel Regno Unito che offre corsi di formazione in leadership inclusiva e facilitazione, permacultura ed ecologia islamica.
Green Prophet: Con sede in Ontario, Canada, e uffici satellite ad Amman e Tel Aviv, il Green Prophet è una fonte attendibile di notizie su design, architettura, stile di vita, politica ed energie rinnovabili in Medio Oriente. È stata fondata dalla biologa, giornalista e imprenditrice tecnologica Karin Kloosterman, il cui lavoro e i cui articoli sono apparsi sui principali media internazionali, come Bloomberg, Discovery Channel, CNN, The Washington Post, Al Jazeera e molte altre piattaforme di prestigio internazionale.
The Eco-Muslim: Fa parte della “eco-jihad” di Zaufishan Iqbal: uno sforzo a favore del verde per garantire che la nostra comunità sia più pulita di prima. Zaufishan incoraggia tutti a vivere con meno risorse seguendo le 4R: Riutilizzare! (ad esempio l’acqua residua) Ridurre! (lo spreco di cibo) Riciclare! (i vestiti dismessi) Rifiutare! (Povertà, barbonismo e sfruttamento) Insha-Allah (se Dio vuole).
In conclusione, possiamo tranquillamente affermare che il mondo musulmano è, in diversi modi, “attento al creato” ma, naturalmente, a causa della drammatica complessità dell’attuale mancanza di equilibrio (Mizan) tra “L’uomo e la natura” (per riprendere il titolo di un libro chiave sul rapporto tra l’Islam e l’ecologia, scritto da Seyyed Hossein Nasr), si dovrebbe fare subito molto di più.
Il professor Özdemir è uno degli ambientalisti più attivi a livello mondiale ed è per questo che sono onorato di appoggiarlo con la pubblicazione di questo libro, nella speranza che il suo sforzo teorico possa ispirare nuove iniziative concrete per proteggere il nostro meraviglioso ambiente, la flora e la fauna, lo stupendo creato che Dio ci ha affidato.
Infatti proprio a noi ha conferito, come vedremo nelle pagine seguenti, il ruolo di Khalifa: custodi della natura, un dono che non dovremmo mai tradire!
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
Manuel Olivares
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[1] Jeremy Rifkin, Un Green New Deal Globale, 2019, p. 1.
[2] È possibile leggere l’articolo completo su: